- Se non torno salutami mia madre.
- Ma tua madre è morta Llewelyn...
- Allora lo farò io!
Llewelyn Moss aka Josh Brolin e Carla Jean Moss aka Kelly Macdonald dall'ennesimo capolavoro dei fratelli Coen "No Country for Old Men"
- Se non torno salutami mia madre.
- Ma tua madre è morta Llewelyn...
- Allora lo farò io!
Posted by Angelo at 20:14 9 commenti
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Una delle tante cose che contribuiscono a fare di "Blade Runner" un capolavoro del cinema è sicuramente la colonna sonora!
Composta dal musicista greco Vangelis, autore tra le altre, anche delle melodie di film come "Alexander", "Momenti di gloria" e "Missing - scomparso", è sicuramente una delle colonne sonore migliori mai portate sul grande schermo, struggente e surreale al punto giusto, in maniera tale da risultare perfettamente in simbiosi con le tematiche, le atmosfere e l'ambientazione del film.
Un suono molto moderno ma classico al tempo stesso, un giusto mix di ambient ed elettronica, fra sintetizzatori, organi hammond, tastiere, pianoforte e trombe, quest'ultimo elemento fondamentale soprattutto nel mio pezzo preferito, ovvero "Blade Runner Blues"!
Chiunque non l'abbia ancora visto farebbe bene a rimediare immediatamente...
Blade Runner Blues - Vangelis
(per scaricare l'mp3, cliccare su "download original")
Posted by Angelo at 20:53 5 commenti
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Quello sopra è la dimostrazione che gli Oscar la maggior parte delle volte li danno alla cazzo, oppure dietro ci sono delle storie che guarda la mafia in confronto levati!
Dai su insomma ce ne vuole per dare il premio per i migliori effetti speciali a "The Golden Compass" con l'orso delle golia bianca, quando in nomination c'erano i "Transformers", è una presa per il culo mica da ridere, immagino la faccia di Michael Bay e di tutti i dipendenti della ILM.
Per il resto bella per i Coen e il loro "No country for old man", anche se mi fa rodere terribilmente perchè ancora non l'ho visto e non ho la più pallida idea di quando riuscirò a vederlo...
Scontato l'oscar per il miglior attore a DD-Lewis, così come scontato quello a "Ratatouille" per il miglior lungometraggio animato, anche se dopo la vittoria dell'orsetto non si può ma dire!
Poi va beh, non mi capacito del fatto che quella fiaccata di "Bourne Ultimatum" si sia portato a casa 3 statuette, mentre ha spiazzato tutti la vittoria di Marion Cotillard come miglior attrice protagonista, ma dico io, guardate che questa ha recitato i primi 3 e dico 3 episodi di "Taxxi", mica pippe.
Ah per quanto mi riguarda per me il vero vincitore della serata degli Oscar 2008 è lui, Viggo detta le mode!
Posted by Angelo at 20:57 22 commenti
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Per la serie pochi soldi ma buone idee, ecco il nuovo video di Tony Fine & Donuts, realizzato da Alessandro Russo.
Un green screen, una 8mm, un appartamento vuoto come set, photoshop, un gran lavoro di montaggio, ma soprattutto un bel po' di sbatti, pazienza e passione, almeno a giudicare dal post scritto da Tony su Soulville!
Poi il pezzo mi prende bene, aspetto l'album con parecchia curiosità...
Posted by Angelo at 11:32 2 commenti
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Allora, questo uccelino non sapeva ancora volare, durante l'inverno, in una notte fredda, ruzzola giù dal nido e finisce nel sentiero.
Comincia a gridare "PIIO PIIO PIIO" come un matto e sta per morire di freddo, ma per fortuna per lui ecco arrivare una vacca; lo vede e pensa di scaldarlo, e così alza la coda e...SPLASH, una margherita bella e fumante, grossa così.
L'uccellino al caldo è tutto contento, tira fuori il capino e ricomincia "PI-PIIO PI-PIIO".
Ma un vecchio cojote lo sente e arriva di corsa, allunga una zampa e lo tira fuori dalla cacca, lo pulisce ben benino, e poi... GNAM! Se lo ingoia in un solo boccone.
Il nonno dice che la morale c'è, e che bisogna cercarsela da soli.
Posted by Angelo at 14:27 6 commenti
Etichette: Quote of the week
Visto che siamo in tema utilizzerò il film "Live free or Die Hard" (che in italia è diventato "Die Hard - Vivere o morire" perchè, non si sa bene per quale assurdo motivo, alla saga di John McClane hanno sempre dato titoli a caso) per fare un discorso generale su un tema molto caro a gran parte della popolazione maschile, un elemento che da solo può convincere un maschio a spendere 7 euro di biglietto o 20 di dvd, qualcosa capace di far sembrare un capolavoro anche quello che agli occhi di alcuni spettatori potrebbe sembrare una cagata immonda: l'IGNORANZA!
Negli anni '80 e '90 i film d'azione erano legati con un doppio filo a questa caratteristica: un vero film d'azione DOVEVA essere ignorante, ma non ignorante in senso dispregiativo, non mi permetterei mai, l'ignoranza era una cosa in più, difficile da spiegare a parole, difficile da comprendere fino in fondo, ma che si riconosceva a naso, nascosta dietro ogni battuta, ogni calcio in faccia, ogni esplosione, ogni sparo.
Lei c'era e il fatto che ci fosse ha permesso ad alcune pellicole di diventare dei veri e propri cult, rendendo i loro protagonisti degli eroi del cinema d'azione!
Emblematico il caso di Schwarzenegger, protagonista assoluto del film ignorante per eccellenza, "Commando", un capolavoro fatto di battute memorabili da citare ad oltranza, roba che ti rimane impressa nelle retine e nei timpani fino alla vecchiaia e che con il tempo assume sempre più un non so che di mistico.
Scorrendo i film di quegli anni saltano fuori tutti i nomi degli alfieri del genere, insieme al presidente della California infatti troviamo Jean-Claude Van Damme con i vari "Lionheart", "Senza esclusione di colpi" o "I nuovi eroi – Universal Soldiers" in coppia con Dolph Lundgren, uno degli scontri più importanti di quel periodo, il primo Steven Seagal, quello di "Nico" per intenderci, lo Stallone di "Rambo 2 & 3", "Cobra", "Demolition Man" faccia a faccia con un platinato Wesley Snipes o "Tango & Cash" con Kurt Russel, Gibson quando ancora non dirigeva film splatter in lingue morte, con la serie "Arma Letale" e ultimo ma non ultimo proprio Bruce Willis, con "L’ultimo boy scout" ma soprattutto con il personaggio di John McLane, l’unico vero ed inimitabile duro a morire!
Questo quarto capitolo inizialmente mette di fronte ad un McLane invecchiato e stanco, un "fossile del passato" che si trova suo malgrado coinvolto ancora una volta in una situazione all’apparenza più grande di lui, contro un nuovo tipo di terrorismo a lui sconosciuto, quello informatico!
Ma basta un attimo per capire che la tecnologia potrà fare ben poco contro McLane, la sua canotta sporca di sudore e sangue e le sue battute micidiali, infatti senza pensarci troppo il coriaceo agente di polizia decide che è arrivato di nuovo il momento di salvare i suoi amati Stati Uniti, ma non solo, stavolta si tratta anche di una faccenda personale, visto che i terroristi incauti decidono di fare la più grande cazzata del mondo, ovvero prendere in ostaggio la sua figlioletta...
Sono troppo vecchio per saltare fuori dalle macchine dice McLane ad un certo punto, eppure paradossalmente questo è, con molta probabilità, l’episodio della serie dove ha dovuto faticare di più, tra esplosioni, elicotteri, sparatorie, ponti che crollano, inseguimenti fra auto, camion e addirittura un jet, cavandosela nonostante tutto in maniera dignitosa, in un crescendo di scene spettacolari alternate con la solita ironia a cui il personaggio interpretato da Willis ci ha abituato.
Un ritorno riuscito quindi? Sì e no, sì perché alla fine il film fa il suo sporco lavoro senza troppi problemi, divertendo ed intrattenendo il pubblico (maschile) come dovrebbe fare un qualsiasi action movie, no perché comunque "Live Free or Die Hard" è il titolo meno riuscito della serie, a causa di una sceneggiatura che nonostante la lunga durata non riesce a dare il minimo spessore agli altri personaggi presenti in scena e che mostra delle sequenze d’azione che stonano con l’atmosfera dei precedenti capitoli, preferendo la spettacolarità (scelta sicuramente nelle corde del regista Len Wiseman, creatore di "Underworld" e sequel) a scapito della credibilità, puntando sugli effetti speciali e spostandosi più verso i territori delle baracconate alla "Mission: Impossible III" o degli ultimi Bond pre "Casino Royale".
Il primo difetto è quello che più pesa nel complesso, il film infatti è scritto e girato per far fare bella figura a McLane prima del definitivo pensionamento e questo probabilmente ha portato ad una piattezza di caratterizzazione generale (a parte il simpatico cameo di Kevin "Silenth Bob" Smith nei panni di un hacker/nerd di "Star Wars"), dal giovane hacker Matt, interpretato da Justin Long ("Dodgeball"), che capisce prima di tutti il piano dei terroristi a cui ha inconsapevolmente partecipato e che accompagnerà il detective nella sua missione di salvataggio, alla figlia Lucy, ovvero Mary Elizabeth Winstead ("Grindhouse"), dal carattere ribelle ma in fondo simile in tutto e per tutto al caro paparino, anche se il peggio è stato fatto con l’antagonista principale, Thomas Gabriel un ex funzionario dell’FBI intenzionato a sabotare l'intero sistema computerizzato nazionale per vendicarsi di certi meriti non riconosciuti, portato in scena da un inconsistente Timothy Olyphant, totalmente incapace di mostrare un avversario degno di nota.
Meglio allora gli altri "boss" che Willis si trova a fronteggiare, ovvero Mai Linh, esperta di arti marziali nonchè braccio destro ed amante di Gabriel, interpretata dall’attrice vietnamita Maggie Q ("M:I 3") e Rand, sicario esperto di parkour in grado di sopravvivere ad uno scontro "esplosivo" con McLane, agilmente interpretato da Cyril Raffaelli ("Banlieue 13"), protagonisti loro malgrado di due delle migliori battute di tutta la pellicola; peccato che a rovinare tutto arriva Edoardo Costa nei panni di Emerson, un altro collaboratore del capo dei terroristi, che non si sa bene in nome di quale amicizia (perché Bruce, PERCHE'???) riesce ad arrivare quasi fino alla fine del film...
“Die Hard 4.0” non diventerà un cult come i suoi predecessori e altri film del genere ma sicuramente ha riportato a livelli di blockbuster quell’ignoranza da troppo tempo relegata a film di minore visibilità (come "The Transporter" e buona parte delle pellicole interpretate da Jason Statham), sperando che non sia stato solo un episodio sporadico ma solo l’inizio di una nuova, gradita, ondata.
Hippy ya ye, figlio di puttana!
Posted by Angelo at 23:25 12 commenti
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Eelst diretti da Marcello Macchia aka Maccio Capatonda aka IL Genio, fondatore della ShortCut Productions.
Hanno vinto tutto, ora trovatemi un videoclip migliore.
Parco sempione
(click destro - salva con nome per scaricare il video in formato .mov)
Posted by Angelo at 18:58 3 commenti
Etichette: Video
Un altro video con una buona idea dietro realizzato in maniera decente, bravi Chief & Reverendo!
Il pezzo è prodotto da Mace ed è presente nel nuovo cd del duo, "Autostrada del Sole".
Posted by Angelo at 09:44 3 commenti
Etichette: Video
Lo so, ho appena parlato degli Hocus Pocus, ma già che ci sono voglio consigliare anche l'ascolto di questo pezzo datato 2003, presente nella ri-edizione di "73 Touches", che contiene, oltre a questo, altri 6 inediti!
Metto anche due pezzi che consigliavo l'altra volta, nel caso qualcuno non avesse fatto in tempo a scaricarli..
Dig this
Comment on faisait
Faits divers
(per scaricare gli mp3, cliccare su "download original")
Posted by Angelo at 19:27 5 commenti
Etichette: Ascolti
Do il mio contributo alla causa come posso, dopo il post ho preparato velocemente il template e relativa grafica per il neonato blog che raccoglierà tutti gli sfoghi e le lamentele dei bloggers contro gli scempi che il cinema è costretto a subire in Italia, dal titolo predestinato fin dall'inizio:
There Will Be Blood
Ah come sempre qua si trova la versione in bianco del template!
Posted by Angelo at 15:52 7 commenti
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Parlare in continuazione non significa comunicare.
Posted by Angelo at 20:46 9 commenti
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"Cloverfield" è sostanzialmente un pacco.
Ma non pacco inteso come fregatura, è uno di quei bei pacchi regalo il cui contenuto appena lo vedi ti piace, ma che subito dopo l'impatto iniziale mostra tutti i suoi difetti, lasciando l'impressione che forse era meglio la scatola esterna con relativi fiocchi colorati.
Insomma una confenzione intrigante che supera in bellezza il contenuto, nonostante poi non sia neanche male, tipo i pandori e i panettoni venduti sotto natale.
Chiariamoci, con questo non voglio dire che si tratta di un brutto film/enorme cagata e non sono neanche uno di quelli che sostiene la teoria "o lo si ama o lo si odia".
No assolutamente, anzi, "Cloverfield" è senza dubbio un film godibile, a maggior ragione in un buon cinema, in quanto neppure un televisore da 40'' accompagnato da un impianto home theatre da fighi potrebbe ricreare la stessa atmosfera, solo che trovo ridicolo l'entusiasmo generale che ho letto in giro, di gente che si ostina a definirlo un capolavoro innovativo e che non smettono più di osannare J.J. Abrams come se fosse un genio.
J.J. Abrams NON è un genio.
J.J. Abrams è un gran furbone, un navigato produttore che ha capito come attirare l'attenzione degli spettatori, prima sul piccolo schermo con serie tv come "Alias" e "Lost", ed ora su quello grande proprio con questa pellicola, che di veramente innovativo ha solo ed esclusivamente la campagna pubblicitaria che ha anticipato l'uscita nelle sale: un bombardamento di marketing virale fatto di notizie false, filmati, disegni, titoli finti, teorie assolutamente campate in aria sul mostro, il tutto diffuso da siti civette, un tam-tam mediatico che è rimbalzato da un blog all'altro, riempiendo la rete e facendo crescere l'attesa in maniera quasi spasmodica.
Con la diffusione di Internet e l'esplosione di YouTube, Abrams ha capito che questo era il momento adatto per proporre al pubblico una versione corretta e riveduta (grazie anche ad un budget superiore) di "The Blair Witch Project", prendendo l'idea di base e riadattandola al filone del disaster-movie.
Nulla di davvero nuovo quindi, l'uso stesso della videocamera a mano non si può considerare una novità, ma un discreto tentativo di realismo per mostrare il classico attacco del mostro gigante di turno da un altro punto di vista, come un filmato amatoriale pronto per real tv, con immagini che rimandano inevitabilmente all'11 Settembre, proprio perchè l'intenzione di Abrams e del regista Matt Reeves, un onesto mestierante alla sua prima prova sul grande schermo, era quella di far immedesimare lo spettatore con i protagonisti della pellicola.
La soggettiva del videoamatore serve principalmente a questo, infatti non è dato sapere niente di più di quello che vediamo attraverso Hud, il ragazzo che riprende tutta la serata a partire dalla festa introduttiva (che ha come funzione principale più che introdurre i personaggi di dare il tempo allo spettatore per ambientarsi con questo tipo di ripresa); fino alla fine non si sa nulla del mostro, anzi addirittura fino alla fine non si vede quasi neanche il mostro, un gioco di vedo/non vedo che fortunatamente basta a tenere alta la tensione, coadiuvato dal sonoro che mi riporta al concetto di "visione al cinema"!
Insomma tutto rimane avvolto nel mistero e le informazioni vengono date col contagoccie, strategia già sperimentata con successo da Abrams nella sua serie cult "Lost", una struttura narrativa che nasconde un unico e chiaro intento: il seguito.
Era scontato fin da prima dell'uscita al cinema: il film avrà il suo sequel (forse più di uno), notizia confermata anche dal regista in una serie di dichiarazioni dove, per mantenere alta la curiosità, ha spiegato alcuni particolari inseriti nella pellicola e che magari sono sfuggiti agli occhi più attenti, sempre in puro stile Abrams, come la caduta nell'acqua di un oggetto misterioso durante il filmato dei due ragazzi a Coney Island e la frase dopo i titoli di coda da ascoltare al contrario.
Tutte bellecose che probabilmente sono bastate per far gridare geniale a qualcuno, mentre a me invece non attirano per niente, anzi è un modo di fare cinema che fatico a concepire, vedo il tutto come un'operazione di marketing che di geniale ha ben poco ma in compenso mi sembra una furbata volta a portare la serialità dalla dimensione televisiva a quella cinematografica.
L'immedesimazione poi tarda ad arrivare perchè, se dal lato visivo la sensazione di essere in mezzo al disastro è ottima, con una serie di sequenze affascinanti e potenti (girare certe inquadrature in modo che sembrino amatoriali dev'essere stato un lavoro da non sottovalutare, lo ammetto), da quello emotivo si fa molta fatica a prendere a cuore la sorte dei malcapitati (nonostante siano tutti attori sconosciuti alle prime armi per evitare l'effetto-famoso), in quanto la sceneggiatura ci mostra delle persone che definire antipatiche è un eufemismo e alla fine non vedi l'ora che muoiano tutti!
Questo perchè il vero problema di "Cloverfield" sta proprio nella piega che prende la trama ad un certo punto: secondo me sarebbe stato molto più funzionale alla pellicola il racconto della fuga dei protagonisti, invece è stato scelto di fargli affrontare una missione di salvataggio, durante la quale vengono fuori tutte le incoerenze possibili e di conseguenza l'inesorabile perdita di credibilità..
Se punti tutto sul realismo allora non ti puoi permettere certe cadute di stile (come SPOILER persone che sopravvivono alla caduta dell'elicottero, la tipa trafitta da una spranga di ferro che si rialza e corre come se niente fosse, un soldato che se ne fotte degli ordini tanto chissenefrega, la videocamera dalla batteria infinita e col montaggio automatico, le dimensioni del mostro che non tornano, etc. etc.) perchè per accettarle viene meno la condizione iniziale e allora fanculo, tanto vale vedermi "Godzilla", lì almeno mi danno delle spiegazioni e non devo vedermi un film girato da uno col parkinson!
Insomma una cura maggiore della sceneggiatura (compreso il concept del mostro, che non è nulla di speciale e sa di già visto, idem per i parassiti dove proprio non si sono sprecati affatto) oltre alle varie citazioni ("Alien" o "1997 Fuga da New York" in una delle scene migliori con protagonista la statua della libertà) avrebbe davvero fatto di "Cloverfield" un capolavoro, così invece rimane solamente l'ennesimo film catastrofico di sicuro impatto nell'immediato, ma col fiato corto e assolutamente non all'altezza della confezione.
Posted by Angelo at 23:50 9 commenti
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Proprio qua mi lamentavo della ripetitività dei videoclip italiani, della scarsa originalità e del piattume dovuto più a mancanza di idee che di soldi.
Fortuna che c'è qualcuno che prova a cambiare le cose e almeno si sforza un po' per uscire fuori dai soliti standard.. ottimi Two Fingerz, come sempre!
Posted by Angelo at 23:34 11 commenti
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Posted by Angelo at 09:17 3 commenti
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Posted by Angelo at 16:34 10 commenti
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Angelo, cinemaniaco, grafico per hobby e ascoltatore assiduo di musica "nera".