giovedì, febbraio 7

Cloverfield



"Cloverfield" è sostanzialmente un pacco.
Ma non pacco inteso come fregatura, è uno di quei bei pacchi regalo il cui contenuto appena lo vedi ti piace, ma che subito dopo l'impatto iniziale mostra tutti i suoi difetti, lasciando l'impressione che forse era meglio la scatola esterna con relativi fiocchi colorati.
Insomma una confenzione intrigante che supera in bellezza il contenuto, nonostante poi non sia neanche male, tipo i pandori e i panettoni venduti sotto natale.

Chiariamoci, con questo non voglio dire che si tratta di un brutto film/enorme cagata e non sono neanche uno di quelli che sostiene la teoria "o lo si ama o lo si odia".
No assolutamente, anzi, "Cloverfield" è senza dubbio un film godibile, a maggior ragione in un buon cinema, in quanto neppure un televisore da 40'' accompagnato da un impianto home theatre da fighi potrebbe ricreare la stessa atmosfera, solo che trovo ridicolo l'entusiasmo generale che ho letto in giro, di gente che si ostina a definirlo un capolavoro innovativo e che non smettono più di osannare J.J. Abrams come se fosse un genio.

J.J. Abrams NON è un genio.
J.J. Abrams è un gran furbone, un navigato produttore che ha capito come attirare l'attenzione degli spettatori, prima sul piccolo schermo con serie tv come "Alias" e "Lost", ed ora su quello grande proprio con questa pellicola, che di veramente innovativo ha solo ed esclusivamente la campagna pubblicitaria che ha anticipato l'uscita nelle sale: un bombardamento di marketing virale fatto di notizie false, filmati, disegni, titoli finti, teorie assolutamente campate in aria sul mostro, il tutto diffuso da siti civette, un tam-tam mediatico che è rimbalzato da un blog all'altro, riempiendo la rete e facendo crescere l'attesa in maniera quasi spasmodica.
Con la diffusione di Internet e l'esplosione di YouTube, Abrams ha capito che questo era il momento adatto per proporre al pubblico una versione corretta e riveduta (grazie anche ad un budget superiore) di "The Blair Witch Project", prendendo l'idea di base e riadattandola al filone del disaster-movie.

Nulla di davvero nuovo quindi, l'uso stesso della videocamera a mano non si può considerare una novità, ma un discreto tentativo di realismo per mostrare il classico attacco del mostro gigante di turno da un altro punto di vista, come un filmato amatoriale pronto per real tv, con immagini che rimandano inevitabilmente all'11 Settembre, proprio perchè l'intenzione di Abrams e del regista Matt Reeves, un onesto mestierante alla sua prima prova sul grande schermo, era quella di far immedesimare lo spettatore con i protagonisti della pellicola.
La soggettiva del videoamatore serve principalmente a questo, infatti non è dato sapere niente di più di quello che vediamo attraverso Hud, il ragazzo che riprende tutta la serata a partire dalla festa introduttiva (che ha come funzione principale più che introdurre i personaggi di dare il tempo allo spettatore per ambientarsi con questo tipo di ripresa); fino alla fine non si sa nulla del mostro, anzi addirittura fino alla fine non si vede quasi neanche il mostro, un gioco di vedo/non vedo che fortunatamente basta a tenere alta la tensione, coadiuvato dal sonoro che mi riporta al concetto di "visione al cinema"!

Insomma tutto rimane avvolto nel mistero e le informazioni vengono date col contagoccie, strategia già sperimentata con successo da Abrams nella sua serie cult "Lost", una struttura narrativa che nasconde un unico e chiaro intento: il seguito.
Era scontato fin da prima dell'uscita al cinema: il film avrà il suo sequel (forse più di uno), notizia confermata anche dal regista in una serie di dichiarazioni dove, per mantenere alta la curiosità, ha spiegato alcuni particolari inseriti nella pellicola e che magari sono sfuggiti agli occhi più attenti, sempre in puro stile Abrams, come la caduta nell'acqua di un oggetto misterioso durante il filmato dei due ragazzi a Coney Island e la frase dopo i titoli di coda da ascoltare al contrario.
Tutte bellecose che probabilmente sono bastate per far gridare geniale a qualcuno, mentre a me invece non attirano per niente, anzi è un modo di fare cinema che fatico a concepire, vedo il tutto come un'operazione di marketing che di geniale ha ben poco ma in compenso mi sembra una furbata volta a portare la serialità dalla dimensione televisiva a quella cinematografica.

L'immedesimazione poi tarda ad arrivare perchè, se dal lato visivo la sensazione di essere in mezzo al disastro è ottima, con una serie di sequenze affascinanti e potenti (girare certe inquadrature in modo che sembrino amatoriali dev'essere stato un lavoro da non sottovalutare, lo ammetto), da quello emotivo si fa molta fatica a prendere a cuore la sorte dei malcapitati (nonostante siano tutti attori sconosciuti alle prime armi per evitare l'effetto-famoso), in quanto la sceneggiatura ci mostra delle persone che definire antipatiche è un eufemismo e alla fine non vedi l'ora che muoiano tutti!
Questo perchè il vero problema di "Cloverfield" sta proprio nella piega che prende la trama ad un certo punto: secondo me sarebbe stato molto più funzionale alla pellicola il racconto della fuga dei protagonisti, invece è stato scelto di fargli affrontare una missione di salvataggio, durante la quale vengono fuori tutte le incoerenze possibili e di conseguenza l'inesorabile perdita di credibilità..

Se punti tutto sul realismo allora non ti puoi permettere certe cadute di stile (come SPOILER persone che sopravvivono alla caduta dell'elicottero, la tipa trafitta da una spranga di ferro che si rialza e corre come se niente fosse, un soldato che se ne fotte degli ordini tanto chissenefrega, la videocamera dalla batteria infinita e col montaggio automatico, le dimensioni del mostro che non tornano, etc. etc.) perchè per accettarle viene meno la condizione iniziale e allora fanculo, tanto vale vedermi "Godzilla", lì almeno mi danno delle spiegazioni e non devo vedermi un film girato da uno col parkinson!

Insomma una cura maggiore della sceneggiatura (compreso il concept del mostro, che non è nulla di speciale e sa di già visto, idem per i parassiti dove proprio non si sono sprecati affatto) oltre alle varie citazioni ("Alien" o "1997 Fuga da New York" in una delle scene migliori con protagonista la statua della libertà) avrebbe davvero fatto di "Cloverfield" un capolavoro, così invece rimane solamente l'ennesimo film catastrofico di sicuro impatto nell'immediato, ma col fiato corto e assolutamente non all'altezza della confezione.

9 commenti:

Robba12 ha detto...

cavoli, ma è il prossimo film che mi volevo vedere...mica posso leggere, prima che me lo racconti...speriamo bene...

A_G ha detto...

il film apocalittico catastrofico solitamente e' il mio genere, e questo - nonostante concordi con te sul fastidio che mi genera intimamente la confezione assolutamente "markettara" del tutto - me lo sciroppero' comunque.

Anonimo ha detto...

Finalmente qualcuno che ne parla sensatamente.
Tutti i commenti letti fin'ora si limitavano a "cacata" o roba del genere...
E' il prossimo film in lista di visione (ieri ho preso sonno guardando The Assassination of Jesse James).

Ah, e visto che ti voglio bene e che sei un'amante di queste chicche, direttamente dal party di Rob:
http://www.hypeful.com/2008/01/21/robs-party-mix-from-cloverfield/

Anonimo ha detto...

Io sono tra quelli che hanno gradito il regalo. Certo, non urlo al genio (ma in generrale è raro che lo faccia), ma sottovaluto gli aspetti negativi, perché comunque ritengo che qui l'innovazione sia nel mix di elementi.

Un'altra cosa: sei il primo (mi sembra) che leggo che dice che (un altra relativa?? eheh) i personaggi erano antipatici: concordo pienamente. Possibili, anche probabili fighetti americani viziati, ma assolutamente da prendere a bastonate se li incontrassi nella realtà.

Anonimo ha detto...

@ cap e aggi: una visione sicuramente la merita, solo al cinema però altrimenti perde un buon 80% molto probabilmente.

@ claudio e lilith: maledetti fighetti e la loro musica da party, almeno il film una soddisfazione me l'ha data...

souffle ha detto...

i personaggi dei film horror sono sempre antipatici. Fino a prova contraria.
Cloverfield è un film a basso budget, nella piena tradizione del genere exploitation.
Solo che ora gli exploitation li fanno con 150 milioni di dollari, non con 25 milioni come Cloverfield.
La struttura (4 ragazzi, uno figo, due bone per i maschietti, il nerd) è esattamente quella di qualunque film horror (a volte i fighi sono due e rivali per la bona, a volte i nerd sono più di uno).
E allora?
Accusare il film di fare il suo lavoro, quello di b-movie ad alto potenziale di coinvolgimento delle masse, mi sembra inutile.
Più utile invece ricevere i suggerimenti del film al di là della trama.
Pensarlo come uno snuff movie, ragionare sulla caduta del buco della serratura e di tutta la porta e l'ingresso del voyeur nella stanza come protagonista del proprio sogno di sangue.
E su un immaginario/esistenza che è in quanto riprodotto.
Forse sarebbe tutto più affascinante se cominciassimo a pensare che il protagonisia non sia il Mostro (a chi frega del mostro se non ai mangiatori di pop corn?), non siano i ragazzi, ma quella fottuta telecamera.
Un saluto.

Old Whig ha detto...

Angelo, secondo me il tuo giudizio ci può stare, ma non se me lo giustifichi col fatto che ti sta sulle palle il marketing. Voglio dire: una cosa è il film (che va giudicato di per sè, come in parte hai correttamente fatto), altra cosa è il marketing che ne ha accompagnato l'uscita (e che in questo caso è stato da manuale).
A me non è dispiaciuto, ma la cagata dell'elicottero potevano veramente risparmiarsela: bastava far terminare il film due minuti prima (dico: DUE MINUTI NON DI PIU'!).
Mah...

Anonimo ha detto...

mmmh vedo che nemmeno a te ha convinto molto...
io non l'ho trovato un film sul mostro ma una storia d'amore con in mezzo un mostro XD
bah sarà stato troppo beautiful all'inizio.. chissà!!

Angelo ha detto...

@ souffle: boh, non è che sia proprio un horror, anzi visto che punta sull'immedisimazione devo per forza pensare a cosa farei io in caso di un attacco del genere e di sicuro vorrei rimanere in vita e riuscire a scappare...

@ salo: non sto criticando il marketing, critico i mezzucci tipo la caduta nell'acqua alla fine o la frase da ascoltare all'incontrario, far diventare il cinema una specie di "lost" proprio non lo concepisco.

@ diabli: una storia d'amore col mostro di contorno, proprio così.