giovedì, maggio 31

Filippo ha parlato!



Domani esce nelle sale italiane la versione mozzata del progetto "Grindhouse", ovvero il segmento girato da Quentin Tarantino, intitolato "Death Proof", allungato e stravolto per l'occasione.

Prima di prendere qualsiasi decisione sulla visione del film, andate a leggere la recensione di Filippo, deus ex machina della MMG, soprattutto la lunga, ma necessaria, introduzione!

Io non ho dubbi, seguirò il suo consiglio, fanculo ai fratelli Weinstein!

Campagna elettorale vincente



Non so perchè, ma con candidate come Tania Derveaux mi verrebbe voglia di prendere la cittadinanza belga!

Altro che nuovi posti di lavoro...

mercoledì, maggio 30

QT e il cinema italiano

I nuovi film italiani sono deprimenti. Le pellicole che ho visto negli ultimi tre anni sembrano tutte uguali non fanno che parlare di: ragazzo che cresce, ragazza che cresce, coppia in crisi, genitori, vacanze per minorati mentali. Che cosa è successo? Ho amato così tanto il cinema italiano degli Anni 60 e 70 e alcuni film degli Anni 80, e ora sento che è tutto finito. Una vera tragedia!

Tarantino wins! Game Over!

E Bellocchio si sente punto sul vivo...

Inutile girarci intorno, il cinema italiano forse non è morto ma di sicuro è agonizzante, si è entrati in un circolo vizioso da cui è impossibile uscire: produttori e distributori investono solo su film di sicuro rientro commerciale, quindi i generi si riducono ai drammoni intellettualoidi, alle commedie di natale, alla nuova ondata di filmetti per adolescenti in calore e ai film romantici, di conseguenza i registi o si adattano (ma in molti non saprebbero fare altro) o si attaccano (a meno che non si scelga l'autoproduzione che però presenta evidenti limiti).

E quando poi magari esce qualcosa di potenzialmente interessante (come il recente "Notturno Bus"), rimane nelle (poche) sale per un periodo brevissimo, per lasciare spazio ai grandi blockbuster hollywoodiani tipo quella cagatona sui pirati...

domenica, maggio 27

Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo



Rimpiango la trilogia di “Matrix”!

No seriamente, cioè io ho schifato i due seguiti del film dei Wachowski, ma in confronto son dei capolavori, qui si rasenta il ridicolo... mi accodo a tutti quelli che una volta visto quest’obbrobrio hanno sentito il bisogno di mandare Gore Verbinski affanculo!

Ricapitoliamo, nel secondo capitolo gli sceneggiatori ed il regista han pensato bene di fare un lungo ed inutile film pieno di scene d’azione, con evidenti buchi di sceneggiatura grandi come una casa, solo per sfruttare il successo del primo ed incassare il più possibile; ma non gli bastava, così hanno deciso di cambiare le carte in tavola con l’intento di rendere più interessante la visione, mettendo in secondo piano l’azione e riempiendo questo terzo capitolo di trame, sottotrame, personaggi assolutamente privi di utilità al fine della storia, digressioni e divagazioni, col risultato finale che lo spettatore a metà proiezione non solo non capisce più una sega, ma assolutamente non gliene frega un cazzo di capire e vuole solo che tutto finisca al più presto!

Al terzo tradimento a sorpesa capisci che l’unico vero fattore a sorpresa del film sarà la NOIA!
Il secondo film era inutile, ma almeno non era pieno di dialoghi lunghi e stancanti, non aveva una trama concreta ma almeno a tratti divertiva e soprattutto si riprendeva nelle scene d’azione; in questo neanche i tanti attesi scontri fra vascelli e i duelli di cappa e spada bastano a soddisfare lo spettatore pagante, la noia ormai ha vinto e l’unica cosa che ti passa per la mente sono le cose che avresti potuto fare con tutti i soldi del budget usati per sta cagata.
E quando poi ci infilano i siparietti comici con la scimmia e il pappagallo, i due pirati babbi, i due soldati idioti, ma soprattutto le ennesime ed abusate mossettine da gay di Jack Sparrow il vaso è definitivamente colmo, al punto che sentendo le risatine del pubblico l’unica cosa che vorresti sentire è la loro testa esplodere!
Io non chiedevo un capolavoro del cinema, ci mancherebbe altro, volevo solo un onesto blockbuster per passare due ore e mezza di svago, esattamente come è accaduto col primo capitolo!

Per far capire meglio l’inutilità della maggior parte dei personaggi e delle sottotrame dovrò utilizzare qualche SPOILER: ad esempio qualcuno mi spieghi a cosa è servito il personaggio di Sao Feng, che dopo essersi presentato come uno dei pirati più temibili e cazzuti si è fatto prendere per il culo da più o meno tutti per poi finire morto ammazzato come un coglione (Chow Yun-Fat perché non ne sei rimasto fuori?); mentre la storia d’amore fra Davy Jones e Calipso è servita a qualcosa, se non ad allungare il brodo? No, assolutamente a nulla, Tia Dalma ovvero la dea Calipso regina degli abissi, viene liberata dalla sua forma umana, cresce a dismisura per poi dividersi in migliaia di granchi e finire nel mare dove crea un piccolo gorgo accompagnato da un po’ di pioggia, ma non solo non si vendica di Davy Jones per averla tradita, non si vendica neppure dei pirati che l’hanno rinchiusa, non fa proprio un cazzo! E l’ira della dea dove sta?
Tralasciando poi cose scontate come la redenzione e il sacrificio di Norrington per amore di Elizabeth e il lieto fine amoroso fra Will Turner e la Swan, con tanto di scena sexy/triste, ci sono anche altre situazioni abbastana inutili e non sfruttate, come la comparsata di Keith Richards (il tizio dei Rolling Stones a cui Depp ha sempre detto di essersi ispirato per creare il personaggio del pirata) nei panni del padre di Jack Sparrow e la presentazione di tutti i “pirati nobili” (tra cui uno uguale al capitano Uncino di Dustin Hoffman in “Hook” e uno che sembra il Saladino de “Le Crociate”) con tanto di ciurme che alla fine non fanno niente, se non stare a guardare.

Certo ammetto che Verbinski in alcuni punti azzecca qualche scena ad effetto, come l’inizio a Singapore con un’ottima ambientazione notturna e misteriosa, il confronto faccia a faccia (che però riprende sfacciatamente Sergio Leone) fra i protagonisti principali su una lingua di terra in mezzo al mare, o ancora verso la fine quando la nave ammiraglia della Compagnia delle Indie viene fatta in mille pezzi (certo dietro c’era un flotta coi controcoglioni, in superiorità numerica rispetto ai pirati, che però inspiegabilmente si arrende).
Però anche aggiungendo la solita bella ed emozionante colonna sonora ad opera di Zimmer (uno dei più famosi compositori di Hollywood), i lati positivi del film sono veramente esigui, e il solo pensare al finale apertissimo ai possibili seguiti (magari mantenendo solo alcuni personaggi tra cui chiaramente Sparrow) fa venire veramente il mal di mare.

Anche per quanto riguarda il cast il film non brilla di certo, Orlando Bloom e Keira Knightley riescono ad essere ancora più fastidiosi che nei capitoli precedenti, soprattutto la seconda, a cui fanno riempire la bocca di bei discorsoni sul coraggio e l’onore (dimenticando che nel film precedente ha fottuto Jack Sparrow, condannandolo a morte certa) e la fanno combattere come se fosse una macchina da guerra, ma non solo, persino Johnny Depp risulta irritante, forse perché il personaggio di Jack Sparrow era adatto ad un solo film essendo una novità, un personaggio fresco, invece ora non ha più nulla da dire, se non ripetersi all’infinito. Inoltre si fa rubare più volte la scena da Geoffrey Rush, difatti il suo Barbossa è una delle poche note positive, gli altri son tutti nella media, in bilico fra il discreto e il trascurabile.

Ah c’era pure una scena finale dopo i titoli di coda, ma non ce l’ho fatta a resistere, non vedevo l’ora di andarmente… comunque è un finale che dovrebbe escludere la coppia Bloom/ Knightley dai possibili seguiti, visto che (SPOILER) si vede un balzo temporale di 10 anni con Elizabeth e il figlio in attesa del ritorno di paparino William, il nuovo capitano dell’Olandese Volante.

Se ci saranno davvero dei seguiti col cazzo che li vedo al cinema, sarà già tanto se me li scarico...

Ah mi rimane un dubbio: come mai stavolta gli adattatori italiani non hanno infilato una maledizione a caso nel titolo?

sabato, maggio 26

Gym Class Heroes - Cupid's Chokehold



So poco o niente dei Gym Class Heroes a parte il fatto che si tratta di un gruppo hip hop newyorkese dalle forti influenze pop/rock, composto dal rapper Travis "Schleprok" McCoy, dal batterista Matt McGinley, dal chitarrista Disashi Lumumba-Kasongo e dal bassista Eric Roberts.

Il singolo che mi ha colpito è girato un po' quest'inverno (il video che lo accompagnava era molto simpatico) e rimaneva in mente soprattutto grazie al campione di "Breakfast in the America" dei Supertramp, uno dei gruppi progressive/pop più famoso degli anni '80, con il ritornello-tormentone "Take a look at my girlfriend" cantato da Patrick Stump, voce dei Fall Out Boy, gruppo che fa parte della nuova ondata di quel genere, che sinceramente trovo un po' inutile oltre che idiota, chiamato emo/punk.

Comunque il pezzo si chiama "Cupid's chokehold" e si trova nel disco "The papercut chronicles" e in una versione differente nel nuovo disco "As cruel as school children".

Cupid's Chokehold - Gym Class Heroes
(click destro - salva con nome per scaricare l'mp3)

Quote of the week - La verità

è la storia della gente normale,
via il bel finale
la verità è la merda che ti rimane...

Jake la Furia dal pezzo "La verità", tratto dall'album "Vile Denaro"

venerdì, maggio 25

Scudetto o Champions?



Ecco cosa ne pensano in giocatori del Milan.

Ambrosini capo assoluto!

giovedì, maggio 24

Club Dogo - Vile Denaro



Nel 2003 hanno dato uno scossone alla scena con "MI Fist", ormai considerato da tutti un classico dell'hip hop italiano, nel 2006 con "Penna Capitale" hanno confermato il loro talento ed ora hanno deciso di salire nuovamente in cattedra e di lasciare ancora un altro solco!

Sì perchè "Vile Denaro" è il miglior album uscito sotto una major discografica dopo questo nuovo pseudo-boom del rap in Italia, e probabilmente migliore anche di parecchie uscite "underground".
Per citare una vecchia rima di Jake "oggi non sono più il migliore, io frà sono il metro di paragone", visto che tutti i dischi usciti con una grande etichetta discografica, precedenti a questo (quelli imbarazzanti di Mondo Marcio e Fibra, quelli così così di Amir e Inoki, ma anche il pur sempre buono "Nuovo Nuovo" dei CorVeleno) e quelli che usciranno da quì in poi dovranno essere confrontati con "Vile Denaro" e, molto probabilmente, ne usciranno sconfitti!

Il Dogo è come sempre in continua evoluzione e il suono di questo nuovo album (masterizzato in uno studio di New York City, e si sente!!) è qualcosa di veramente spettacolare; DonJoe si conferma come uno dei più grandi produttori italiani (in pochi riescono a raggiungere suo livello) e lo fa tirando fuori una serie di basi dalle forti sonorità anni '90, così come "Penna Capitale" si ispirava all'elettronica anni '80 e "MI Fist" ai classici anni '70.

Per quanto riguarda le liriche c'è ben poco da dire, Guè e Jake sono in perfetta forma e come al solito si trovano completamente a loro agio sulle basi di Joe, difatti anche in questo caso vale il discorso di prima, sono davvero in pochi in Italia ad essere al loro livello; più poetico e volutamente visionario il primo, più diretto e potente il secondo, impossibile stabilire il più bravo, entrambi hanno due stili diversi che però si completano a vicenda, raggiungendo in molti punti la perfezione!

I temi trattati sono molti anche questa volta, a partire dal denaro del titolo, presente in parecchi pezzi come filo d'unione, passando dalla situazione del nostro paese ("Incubo Italiano") ad un'ipotetico scenario di far west italiano dove la vendita delle armi è stile USA ("Spaghetti Western"), con immancabili pezzi autoreferenziali da pompare (la potentissima "Puro Bogotà" con gli altri membri della Dogo Gang, Vincenzo e il sempre più grande Marracash, "Dogozilla" e "C.D."), pezzi di storytelling che si potrebbero definire quasi cinematografici ("Tornerò da re" e "Storia di una banconota") ma soprattutto pezzi riflessivi e sofferti, dai toni disillusi e scuri (su tutte la bellissima "Dolce Paranoia", "La Verità" , ma anche "Giovane Pazzo" e il singolo "Mi hanno detto che", quest'ultime due semplici apparentemente ma da ascoltare con attenzione); c'è spazio anche per pezzi più melodici, da non confondere comunque con pezzi leggeri e spensierati, come "Ora che ci penso" con il ritornello di Daniele Vit, che ricorda molto Akon, e "La Chiave", prodotta a 6 mani da DonJoe, Roberto Baldi (produttore fra gli altri di Irene Lamedica) e Stylophonic, con il ritornello cantato da Zenima.

Quasi sicuramente disco italiano dell'anno, vediamo chi riesce ad avvicinarsi!

martedì, maggio 22

Club Dogo - Mi hanno detto che...



Finalmente il nuovo video del Dogo!

E speriamo che la Virgin/Emi Music spinga un po', altrimenti a cosa serve un contratto con una major?

"e mi hanno detto che la vita è una puttana, te la fa pagare dall'inizio settimana!"

lunedì, maggio 21

La moda dell'estate? un coccodrillo ai piedi!



Oh la gente sta iniziando a girare con ste scarpe, che sembrano gli zoccoli degli infermieri, però di colori assolutamente fèscion come il rosa e il nero!

A parte il fatto che sono oggettivamente brutte, ma nessuno ha capito che essendo fatte di gomma il piede suderà come un maiale in calore?

I film secondo Disegni - Intrigo a Berlino



Visto che il mese scorso non era stato aggiornato il sito di Disegni ecco un po' in ritardo la parodia da Ciak di Aprile:

Intrigo a Berlino

sabato, maggio 19

Quote of the week - Il frutto

Io sono il frutto di quello che mi è stato fatto.
È il principio fondamentale dell'universo: a ogni azione corrisponde una reazione uguale contraria.

V aka Hugo Weaving dal film "V for Vendetta"

Crimen sollicitationis in gran segreto



Fatemi capire, queste persone hanno ancora il coraggio di farsi vedere in pubblico e di condannare apertamente e a spada tratta provvedimenti come i DICO?

In Italia questo video della BBC non è mai andato in onda, ma per fortuna esiste la rete e gente volenterosa (in questo caso il merito va a www.bispensiero.it) che si è presa la briga di sottotitolarlo in italiano per chi non è pratico con l'inglese.

Io rispetto chi ha fede e crede in qualcosa di superiore, ma la Chiesa è davvero feccia della peggior specie, un male che esiste da troppo tempo!

venerdì, maggio 18

Pellicola Scaduta Quiz



Per chi è malato di cinema ed ha voglia di sclerare un po', quelli di PellicolaScaduta hanno ideato un giochino semplice semplice: 1000 immagini tratte da 1000 film, lo scopo indovinare i titoli italiani, si scarica il programma da questa pagina e via, che il gioco abbia inizio...

Ce ne sono alcune impossibili, davvero, consiglio di iniziare un giorno che non si ha un cazzo da fare, altrimenti si dimentica tutto il resto!

giovedì, maggio 17

C.A.T. - Confidential Assassination Troop



Anche se potrebbe sembrare "C.A.T." non è un manga e neppure un manwha, ma bensì un manhua, la controparte cinese di quest'ultimi.

Disegnato con un tratto stupendo e preciso dal talentuoso Fung Chin Pang, che ricorda molto quello del maestro Hiroaki Samura, autore famoso ovunque per "L’Immortale", "C.A.T." è una spy story a tutti gli effetti, con molta azione, combattimenti, sparatorie, intrighi, complotti e molto sangue!

La serie è composta da due volumi, nel primo viente introdotto il personaggio principale, ovvero CAT, ragazza-killer dai riflessi e l'agilità di un gatto, e il suo oscuro passato, da orfana a cavia per esperimenti.
Dopo l'introduzione inizia invece la vera e propria trama che continua e si conclude nel secondo numero: una specie di gioco che rischia di far scoppiare la Terza Guerra Mondiale e che vede come partecipanti i migliori corpi speciali delle 3 nazioni/super potenze, Hao Long, l’agente speciale numero uno della Cina, i BEAR, battaglione speciale della Russia e CAT che lavora per la CIA; ma in gioco ci sono altre persone ed il vero scopo del creatore di questa strana competizione non è chiaro a nessuno tranne che a lui!

Edito da FreeBooks (a questo indirizzo si trova un pdf con un'anteprima delle prime 15 pagine) "C.A.T." è un lavoro imperdibile per gli amanti del genere e per i fan di Samura!

martedì, maggio 15

Attenzione! Questa è Sparta!



Ci sono persone a cui far vedere certi tipi di film non è raccomandabile! :D

Via Cineblog

Hocus Pocus - 73 Touches



Gli Hocus Pocus sono uno dei gruppi più interessanti della scena black francese!

Un gruppo molto particolare composto da cinque membri tra cui il talentuoso produttore/mc/dj 20Syl e da veri e propri musicisti, cosa piuttosto inusuale quando si parla di questo genere; diciamo che potrebbero essere paragonati ai The Roots, in quanto la loro musica combina elementi tipici dell'hip hop, tra cui l'mc, gli scratches ed i sample, a strumenti come basso, batteria, piano, Fender Rhodes, etc.

Il loro primo album "73 Touches" è un piccolo capolavoro, che spazia ed è influenzato da tutti i generi della black music, dal soul al funk passando chiaramente per il jazz!

Ho scelto un paio di pezzi da scaricare, ma consiglio assolutamente di recuperare il disco in qualche modo...

Faits divers
Comment on faisait
Géométrie

(click destro - salva con nome per il download degli mp3)

lunedì, maggio 14

Quote of the week - Politica isterica

Ne destra ne sinistra offron garanzie
ma robuste iniezioni di utopie
che hanno presa sullo spettatore medio
che spera in un sussidio
e lascia siano gli altri a organizzare il suo suicidio!

Ape dal pezzo "Politica isterica", che sarebbe da citare tutto a dire il vero...

domenica, maggio 13

Spider-Man 3



Premessa 1: prima di cominciare a parlare del film ho deciso che terrò da parte i commenti per niente entusiasti derivanti dalle mie vecchie letture del fumetto, visto che la sceneggiatura, sebbene in parte sia fedele alla versione cartacea, in altre parti svaria di brutto, prendendosi molte licenze che farebbero storcere il naso a più di un fan (l’Uomo Sabbia che uccide lo zio Ben? Gwen Stacy da storica prima fidanzata di Peter a semplice compagna provocante?)!

Premessa 2: nonostante tutto dovevo vedere questo film ed ammetto che, sempre a causa del mio retaggio da ex lettore di Marvel Comics, lo aspettavo con maggiore impazienza rispetto ai precedenti capitoli, per un solo e semplice motivo: VENOM!
Chi conosce un po’ di storia dell’Uomo Ragno sa di cosa parlo, gli altri probabilmente no (esiste sempre Wikipedia), fatto sta che la sola presenza di questo personaggio nel film ha convinto molti a comprare il biglietto del cinema.

Veniamo al sodo, dopo il primo capitolo introduttivo, ad oggi uno dei migliori film dedicati ai supereroi che ha dato il via, insieme agli X-Men, al nuovo boom dei comics movie, ed il secondo, incentrato più sul lato umano del superereoe, sul dramma ed i problemi derivanti dalla sua doppia vita, mettendo un po’ in secondo piano la parte stupefacente (“Amazing Spider-Man” è il titolo originale della serie a fumetti Marvel) per il terzo Sam Raimi ed il suo staff hanno deciso di compiere una parziale inversione di rotta e di concentrarsi di più sull’azione.

Di materiale per farlo ce n’era eccome, soprattutto per quanto riguardava i nemici scelti e più in generale la storia da cui prendeva spunto, senza contare i 250 milioni di dollari di budget; infatti le scene di combattimento e quelle dove Spidey è in azione sono davvero memorabili, di una spettacolarità indiscutibile, fin dalla prima, quando un Peter Parker in borghese deve vedersela con il nuovo Goblin, all’ultima, dove Spider-Man deve fronteggiare sia Venom che Sandman in un cantiere nel centro di NYC, passando per il salvataggio della ragazza di turno in pericolo, fra le macerie di un grattacielo distrutto da una gru impazzita, e gli altri scontri che vedono l’Uomo Ragno con il suo nuovo costume in nero.

Tutto molto spettacolare certo, ma alla fine della visione ci si chiede se gli strabordanti effetti speciali ammirati per tutte le 2 ore e 20 da soli bastano a nascondere quello che davvero stona in questo film tanto atteso: la sceneggiatura e l’interpretazione!
Sì perché qui non si tratta di confrontare la pellicola con il fumetto, ma di confrontarla con i due capitoli precedenti e spiace ammetterlo ma il divario è enorme!
Raimi non è riuscito a gestire una trama troppo ricca, con troppi personaggi e troppe situazioni, che purtroppo hanno portato ad avere troppa inconsistenza; vale il detto “il troppo stroppia” e nonostante i 140 minuti la storia risulta confusa, con molte falle e situazioni sconnesse fra di loro, con personaggi che vengono accantonati o spariscono, tornando giusto in tempo per mostrare e giustificare gli effetti speciali presenti sullo schermo.

Tutti e tre i filoni narrativi che attravesano la pellicola non vengono trattati come dovrebbero e non riuscendo ad intrecciarli si è preferito portarli avanti in parallelo, finendo solamente col trascurarli ed accennarli superficialmente.
Andiamo con ordine: la crisi sentimentale con Mary Jane non emoziona realmente, Gwen Stacy appare solo come un’oca biondo platino per nulla in grado di fare da terzo incomodo, allora si cerca di far apparire più grossi del dovuto i problemi di carriera di MJ facendole venire gelosia nei confronti del successo di Spider-Man e ricorrendo ad autocitazioni inutili e stancanti come il bacio sottosopra.
Anche per quanto riguarda gli antagonisti c’è qualcosa che non funziona, perché se da un lato sia Sandman che Venom lasciano parecchio soddisfatti per la loro resa visiva, dall’altro la loro personalità non riesce ad emergere del tutto, anzi forse il problema più grande è proprio il fatto che i cattivi sotto sotto non sono poi così cattivi; se questa scelta può andare bene per l’Uuomo Sabbia, che per tutta la durata del film riesce a convincere lo spettatore di non essere cattivo per scelta, ma al contrario di essere lui stesso a suo modo una vittima, non va affatto bene per Eddie Brock, l’alter-ego di Venom, che non riesce ad essere odioso fino in fondo e si riscatta solo in parte quando entra in chiesa e rivolge a Dio una preghiera impossibile («Ti prego, ammazza Peter Parker»). Goblin poi è il personaggio più penalizzato, inanzitutto da un character design che strizza l’occhio alla moda hi-tech e agli snowboarder, ma soprattutto dalla perdità della complessità costruita nei film precedenti, lasciandolo in balia di alcuni cliché abusati (su tutti la rivelazione finale del maggiordomo).
Rimane quindi la parte più interessante, quella del doppio, la metà oscura di Spider-Man che emerge a causa del simbionte alieno, direi la più riuscita, almeno a livello di sceneggiatura; in questo caso però a rovinare tutto ci ha pensato l’interpretazione di Tobey Maguire che per quanto si sforzi non convince affatto nei panni del Peter Parker pieno di sé e senza freni, nonostante il ciuffo ribelle e gli occhi lucidi. E dire che l’avevo trovato veramente adatto per il primo film, rappresentava al meglio il giovane studente secchione che si ritrovava di punto in bianco con dei poteri al di fuori della propria portata e con le relative responsabilità, ma in questo caso sembra davvero spaesato, a causa anche di alcune scelte registiche pessime e al limite del ridicolo, come la camminata per strada alla Tony Manero e la scena al jazz club che fa molto “The Mask”.

Oltre a Maguire anche Kirsten Dunst sembra un po’ stanca del personaggio di Mary Jane impigliata in abiti lunghi e sguardi languidi, per nulla in linea con la MJ intraprendente del primo capitolo, mentre del resto del cast va citato sicuramente Thomas Haden Church (“Sideways”) nei panni del vero assassino dello Zio Ben, il delinquente Flint Marko, inquientante e commovente fino alla fine (il momento della sua trasformazione in Uomo Sabbia è uno dei più belli, soprattutto quando prova a rialzarsi), mentre del tutto insipida è la Gwen Stacy interpretata da Bryce Dallas Howard (“Lady in the Water”); James Franco al contrario di Willem Defoe non riesce a trasmettere quelle sfumature di pazzia e di squilibrio mentale che caratterizzano da sempre il Green Goblin, invece Topher Grace ("That '70s Show"), rimane troppo poco sulla scena come Eddie Brock, facendo intravedere di essere entrato nella parte del fotoreporter approfittatore, ma non abbastanza per dimostrare il valore del suo Venom!
In una storia che avrebbe meritato atmosfere e sfumature più serie, non mancano invece i momenti comici che hanno come protagonisti soprattutto J.K. Simmons, caratterista molto famoso negli USA (tra le serie tv in cui ha recitato "The Closer" e “OZ”), nei panni di J. Jonah Jameson, dispotico direttore del Daily Bugle, e il mitico Bruce Campbell, vecchio amico di Raimi e star assoluta del suo capolavoro dell’horror “La Casa”, che si diverte ad interpretare un Maître francese di un ristorante d’alta classe.
Immancabile il cameo di Stan Lee, creatore del Marvel Universe, che regala una perla di saggezza a Peter, «C'è sempre una persona che fa la differenza».

Sembrava che questo dovesse essere l’ultimo capitolo del ragno, ma gli incassi iniziali (350 milioni di dollari in una settimana, battendo molti record anche in Italia ma soprattutto negli Stati Uniti) hanno già convinto la Sony a scrivere la sceneggiatura per un quarto episodio, ora bisognerà vedere se riusciranno a modificare i piani di chi, come Raimi e Maguire, aveva intenzione di cambiare aria!

mercoledì, maggio 9

Robin Thicke - Cocaine



Dice nulla il nome Robin Thicke? Niente?

Allora rinfresco io la memoria, nel 2002 nelle radio passò molto un pezzo costruito sul campionamento di un brano di Walter Murphy che a sua volta riprendeva il celeberrimo attacco del primo movimento della Quinta sinfonia di Beethoven, mentre il relativo video, dove un giovane ragazzo con barba e capelli lunghi girava per Manhattan facendo una serie di acrobazie sulla sua mountain-bike, fu lanciatissimo da Mtv!

Il pezzo si chiamava "When I Get You Alone" ed era contenuto nell'album "A Beautiful World", primo cd di Robin Thicke, un volto nuovo ma per niente esordiente visto che era già uno degli autori più ricercati della scena soul/r&b (Michael Jackson, Mary J Blige, Usher, Mya, Christina Aguilera, Brian McKnight, Brandy ecc..)!

Da lì il silenzio, un silenzio durato anni, che Mr. Thicke ha passato a comporre con il suo amato pianoforte ma soprattutto a cercare un produttore lungimirante e attento tanto alle classifiche quanto alle mutazioni stilistiche del panorama musicale globale; quel produttore si chiama Pharrell Williams, anche questo nome non dice nulla?

Da il loro incontro è nato "The Evolution Of Robin Thicke", album che i critici hanno definito un “istant-classic”, un classico immediato.

Per quanto riguarda "Cocaine" è un pezzo dalla forte impronta funk e dal ritmo ballabile, ma il testo è tutt'altro che leggero, visto che parla di una cosa che sanno tutti ma che sembra impossibile da eliminare...

"Everybodys watchin but no one talks about it"

Cocaine - Robin Thicke
(click destro - salva con nome per scaricare l'mp3)

martedì, maggio 8

I film secondo Disegni - 300



Ci avrei scommesso che questo mese sarebbe toccato al film di Zach Snyder!

Da Ciak di Maggio ecco la parodia di 300

Che nessuno si muova!



Questa è l'ultima cover per cd che ho realizzato, inizialmente volevo fare una cosa stile locandina di film polizieschi all'italiana anni 70/80, mentre alla fine è venuta fuori vagamente "pulp", molto stile Sin City!

sabato, maggio 5

Quote of the week - Salute

La salute è una cosa che dipende da come ti senti.
Più pensi di sentirti male e più stai male!

Travis Bickle aka Robert De Niro dal film "Taxi Driver"

Nelly Furtado - Say It Right



Ma la gente non si è ancora accorta che i pezzi di Nelly Furtado non sono niente senza le produzioni di Timbaland? Come quel singolo orribile uscito prima di questo che l'ha portata a cantare persino con gli Zero Assoluto (cosa che rovinerebbe la carriera di chiunque)...

Spero che dopo questo nuovo pezzo l'abbiano finalmente capito tutti!

Say it right - Nelly Furtado + Timbaland
(click destro - salva oggetto con nome per scaricare l'mp3)

giovedì, maggio 3

The Prestige



La promessa, la svolta ed il gioco di prestigio, ovvero le tre fasi che compongono un trucco magico.
Una sequenza apparentemente semplice e lineare, ma un trucco diventa davvero semplice solo una volta che viene spiegato, quindi l’unico suggerimento dell’illusionista per il pubblico è quello di osservare con attenzione, soprattutto in questo caso, perchè Christopher Nolan, come ha già ampiamente dimostrato con i suoi precedenti (ed ottimi) lavori, “Insomnia” ma soprattutto “Memento”, è un vero mago della narrazione frammentaria, con una regia che procede per singoli tasselli in modo da formare il disegno evidente solo alla fine.

Tratto da un romanzo di Christoper Priest, “The Prestige” è uno di quei film che offrono tantissimi spunti su cui riflettere e discutere, un film che contiene molti dei temi cari al regista e a suo fratello Jonathan, co-sceneggiatore, dalla ricerca della propria identità all’ossessione del successo e della vendetta, che da sola è capace di consumare l’intera vita, passando per la costante presenza del “doppio” e della menzogna che si nasconde dietro ogni verità, ma sempre attenendosi alla triplice regola (promessa, svolta, prestigio) che vige per tutta la trama.

Osservare con attenzione quindi, anche perché la sequenza nel film non è mai rigidamente rispettata, anzi, fin dall’inizio la storia ci viene raccontata attraverso le prospettive alternate dei due protagonisti mediante la lettura dei rispettivi diari, veri contenitori della “memoria”, proprio come accadeva in “Memento”, il tutto riproposto grazie ad un sapiente uso dei flashback-flashforward, che riesce a mettere in mostra situazioni simili, incastonandole in una serie di scatole cinesi che si specchiano l'una nell'altra.

In un mondo dove ognuno è se stesso e il suo opposto insieme, come due faccie di una medaglia, la rivalità fra i due illusionisti, l’aristocratico e uomo di scena Robert Angier (Hugh Jackman) e il popolano ma geniale Alfred Borden (Christian Bale), non è altro che un pretesto per dare il via ad una riflessione originale e insinuante sulla differenza di classe, sullo scontro tra credulità e scienza, sul ruolo dello spettacolo e del divertimento nella società di fine Ottocento e sui sacrifici (e i compromessi) che bisogna affrontare per raggiungere il successo, ma soprattutto per capire fino a che punto ci si può spingere per ottenere una risposta.

Purtroppo l’illusione perfetta in parte sfuma, dato che Nolan ad un certo punto stecca, decidendo di andare oltre il prestigio e di accontentare suo malgrado lo spettatore, rivelando il trucco e rompendo l’atmosfera magica che si era creata; perché secondo il regista lo spettatore vuole sì essere ingannato, ma attraverso le parole di Borden rivela che “Il segreto non fa colpo su nessuno, è il trucco che c’è dietro che conta”.
Ed è proprio il trucco svelato l’inganno più grande, ma il problema è che non si tratta dell’inganno che ci si aspetta, perché con l’intervento dell’unico personaggio realmente esistito, l’inventore Nikola Tesla (interpretato da David Bowie), la magia diventa fantascienza e la spiegazione finale lascia l’amaro in bocca, nonostante i tanti colpi di scena (intuibili in parte anche prima della fine, grazie ad una precisa serie di indizi ed esplicite dichiarazioni).

Non bisogna però dimenticare i parecchi punti di forza che contribuiscono a rendere questa pellicola, nonostante tutto, un vero e proprio gioco di magia, partendo dalla splendida ambientazione della Londra vittoriana, fra teatri fumosi ed altri sfarzosi, al montaggio, complesso ma mai al punto di far perdere lo spettatore, dai costumi alla fotografia, senza scordare le musiche, capaci di rendere ancora più intensi i momenti decisivi.

Inoltre va menzionato il cast in stato di grazia, soprattutto per quanto riguarda i due attori principali, Bale e Jackman, lontani dai supereroi che li hanno consacrati (Batman e Wolverine) e autori di un’interpretazione perfetta con la messa in scena di due veri anti-eroi, più sfaccettato il primo, più carismatico il secondo; ottimo anche Michael Caine nel ruolo dell’ingegnere costruttore di macchine “magiche” che ha visto nascere e crescere la loro guerra personale, abbastanza statico invece David Bowie che avrebbe potuto entrare maggiormente nella parte dello “scienziato visionario”.
Anche le interpreti femminili si ritagliano il proprio spazio, però risultano meno incisive dei colleghi maschi, in particolare Scarlett Johansson, bellissima come sempre ma non del tutto convincente nel ruolo di Olivia, la “valletta” voltagabbana dei due illusionisti; meglio invece Rebecca Hall, nei panni di Sarah, la moglie di Borden, un personaggio fin troppo “umano” e vulnerabile per riuscire a sopravvivere nel mondo di segreti, trucchi ed ipocrisie, in cui la trascina il marito.

Comunque, una volta svelato, il trucco risulta davvero semplice e molte immagini alla fine acquistano finalmente un senso, facendoti capire come sarebbe stato possibile intuire tutto fin dalla prima e veloce sequenza introduttiva, ovvero una moltitudine di cilindri, il copricapo “magico” per eccellenza!

martedì, maggio 1

Template nuovo nuovo



Allora approfitto del giorno di vacanza per mettere online il nuovo template a cui sto lavorando da quando Blogger ha stabilizzato la versione beta!

Finalmente posso utilizzare tutte le novità (come le etichette) introdotte dalla nuova versione...

Devo ancora sistemare alcune cose, ma per il momento dovrebbe andar bene!

Al solito ho faticato per sistemare le cose con Explorer, che mi dava una resa grafica completamente diversa (ma perchè si usa ancora? la gente capirà mai di passare definitivamente a FireFox?).

I commenti (anche negativi) son graditi!