domenica, ottobre 21

The Illusionist



Inizio col dire che in Italia "The Illusionist" ha pagato parecchio il fatto di essere uscito poco tempo dopo "The Prestige"; i paragoni infatti si sono sprecati, ma forse non tutti sanno che in realtà il nostro paese è stato l'ultimo dove il film è uscito, mentre in altri stati e più in particolare negli USA, è stata proprio la pellicola di Nolan ad uscire qualche mese dopo quella di Neil Burger.

Comunque il paragone alla fine risulta davvero superfluo per un semplice motivo, "The Prestige" è a suo modo un film d'autore, mentre "The Illusionist" non ha di certo questa pretesa, in quanto inizia, si sviluppa e finisce come un normalissimo film che punta esclusivamente all’intrattenimento; con questo non voglio affatto sminuire il lavoro di Burger, anzi, solo trovo sbagliato mettere a confronto due opere che fin dall'inizio nascono con due intenti completamente diversi.

Tratto da un racconto breve del premio pulitzer Steven Milhauser, “Eisenheim the illusionist”, il film si mantiene per tutta la sua durata in costante equilibrio fra il melodramma e il giallo, anche se il secondo rimane molto ai margini della storia, lasciando purtroppo maggiore spazio al lato melò su cui si regge la trama, ovvero la storia d'amore fra Eduard Abramovitz, il vero nome di Eisenheim e Sophie von Teschen, nobile promessa sposa del principe ereditario al trono d’Austria, Leopold; ed è proprio l’importanza lasciata al melodramma che influisce maggiormente sulla sceneggiatura in termini di pesantezza, una sceneggiatura che, a cuasa della breve lunghezza del racconto da cui è tratta, aveva già dovuto lasciare maggior spazio a personaggi originariamente secondari (come l’ispettore interpretato da Paul Giamatti).

Quello che invece avrebbe giovato maggiormente al film sarebbe stata certamente una maggior razionalizzazione in certi punti: la figura dell’illusionista infatti rimane in perenne confusione con quella del mago, proprio perché, al contrario di “The Prestige” che invece è andato incontro all’errore opposto, non si cerca in nessun modo di giustificare i “prodigi” e le magie che Eisenheim mostra agli spettatori increduli, magie sicuramente di grande effetto ed affascinanti, girate con una CG leggera e per nulla fastidiosa, ma pur sempre senza alcuna trasparenza o spiegazione (a parte per un istante verso il finale).

Il giallo in tutto questo torna a fare capolino proprio alla fine, ma purtroppo lo fa con un colpo di scena oltremodo telefonato, buono di sicuro solo ed esclusivamente per chi non ha mai visto altri film che utilizzano lo stesso metodo di narrazione, uno su tutti “I soliti sospetti”, probabilmente il miglior film di Bryan Singer, a cui mi sembra che Burger faccia particolare riferimento, anche nel modo di rivelare la sorpresa, con una sequenza che sembra girata pari pari.

Ma non è tutto fumo negli occhi, “The Illusionist” ha dalla sua anche parecchi lati positivi, a partire dall’ambientazione, una Vienna di fine 800 ricostruita abilmente a Praga e messa in scena con grande eleganza grazie alla stupenda fotografia di Dick Pope a volte quasi monocroma, con colori caldi come l’ocra e il marrone, oppure le musiche di Philip Glass, che aiutano a creare la giusta atmosfera rarefatta e ipnotica.
Atmosfera che amplifica lo sguardo profondo ed angosciato di Edward Norton, che nel ruolo dell’illusionista riesce a catturare l’attenzione e le simpatie degli spettatori sia nel film che nella realtà, anche se, bisogna ammetterlo, lo fa in maniera fin troppo pacata, ben al di sotto delle magnifiche interpretazioni sopra le righe che ha regalato in passato. Inoltre viene spesso messo in ombra da Paul Giamatti, che ormai va oltre il semplice caratterista, molto bravo nell’intepretare il personaggio ambiguo dell’ispettore capo Uhl, indeciso se credere al carismatico Eisenheim o al principe Leopold, interpretato quest’ultimo da Rufus Sewell (“Dark City”, “La leggenda di Zorro”), davvero convincente con i suoi scatti d’ira e la sua arroganza (il suo monologo finale una delle parti migliori); molto più anonima la pur sempre bellissima Jessica Biel, forse troppo forzata in quei vestiti ottocenteschi per risultare credibile nei panni dell’oggetto del desiderio che scatena la guerra fra i due uomini.

Nel complesso comunque si può considerare positiva la prova registica del quasi esordiente Neil Burger, al suo secondo film dopo il mocumentary “Interview with the assasin”, che dimostra di avere confidenza con la macchina da presa e che in futuro ci potrà regalare sicuramente qualcosa di più personale.

7 commenti:

Robba12 ha detto...

ho sentito diversi giudizi su sto film, alcuni addirittura entusiastici, ma son convinto che senza la maestosa interpretazione di Ed Norton, il film sarebbe caduto nel dimenticatoio in un attimo...

Anonimo ha detto...

ne ho sentito parlare molto bene !

Anonimo ha detto...

ce l'ho in lista da forse un mese.
solo che ogni volta che devo decidere che film guardare non mi prende più di tanto... e ne scelgo un altro.
Una di queste sere ce l'aveva quasi fatta, poi ho scelto Breaking and Entertaining, che ha vinto.

Angelo ha detto...

@ Cap: beh, Ed Norton sa fare molto meglio di così!

@ Andrea: uno sguardo lo merita, diciamo che è più da noleggio che da cinema.

@ Claudio: idem come sopra.
ma Breaking and Entertaining non l conosco, che è?

Old Whig ha detto...

Jessica Biel è stupenda, sembra di porcellana...ma sicuramente poco espressiva.
Comunque il finale è troppo prevedibile.
Insomma l'unica cosa davvero perfetta del film mi pare l'ambientazione, ricostruita splendidamente.

Anonimo ha detto...

Uhm... non l'ho visto...

Ma non ti colleghi più in msn?

Anonimo ha detto...

Jane hai ragione, ma tra una cosa e l'altra mi manca sempre il tempo (e la voglia) di collegarmi.