domenica, aprile 8

Blood Diamond - Diamanti di sangue



Un diamante è per sempre? Sticazzi.
In compenso tutto il sangue e i morti legati al commercio di quelle costose pietre sono difficili da cancellare, nonostante non siano dei fatti molto pubblicizzati.
Edward Zwick, dopo essere riuscito a raccontare un periodo particolarmente difficile della storia del Giappone con un film dal forte respiro “epico” (“L’ultimo Samurai”), ha deciso di portare sul grande schermo la tragedia di un paese (e per esteso di un intero continente) straziato da una guerra alimentata da parecchi interessi nascosti dietro le quinte.

Inanzitutto bisogna specificare che questo è sicuramente un buon blockbuster hollywoodiano, però sarebbe stupido negare che si tratta anche di un ottimo film di denuncia, che ha tirato fuori parecchi scheletri dall' armadio, al punto di aver ricevuto un' accoglienza freddina dal pubblico americano, che copre i due terzi del mercato dei diamanti, ed essere stato deplorato non solo dalla De Beers, la società internazionale che tiene le fila del traffico diamantifero, ma anche dal carismatico Mandela preoccupato del danno d' immagine derivante al più redditizio dei prodotti africani!
Il problema è che la denuncia e la storia raccontata rimangono a tratti scollegate, ma è un limite molto difficile da aggirare, visto che comunque rimane un film targato Warner, che quasi sempre è sinonimo di film d’intrattenimento.

Diciamo che la prima parte del film è quella che più colpisce, quella che mette in risalto tutta la crudezza e la brutalità delle azioni che si ripetono ogni volta che in Africa viene scoperto qualcosa di valore da sfruttare, dal petrolio all’uranio passando per i diamanti.
Con un abile stile documentaristico Zwick mostra in sequenza il contrabbando di armi in cambio di diamanti, che a loro volta devono passare il confine e da lì intraprendere un lungo viaggio per “ripulirsi” dal sangue, l’utilizzo di quelle stesse armi per fomentare la guerra civile fra il governo ed il RUF (Fronte Rivoluzionario Unito), fra distruzioni di villaggi, mutilazioni per punire chi aveva intenzione di recarsi a votare, omicidi, stupri e schiavitù nei giacimenti diamantiferi per i sopravvissuti adulti; ma è ai bambini che viene riservato il trattamento peggiore, ovvero un lavaggio del cervello, fatto di droghe, alcool e piaceri occidentali (tv, musica, giochi, etc.), per fargli sposare la causa dei ribelli e far di loro dei veri e propri soldati senza pietà, pronti a sparare anche ai propri genitori.
Immagini che hanno l’effetto di un vero e proprio pugno nello stomaco, soprattutto perché intervallate da panoramiche ed inquadrature di paesaggi stupendi, che fanno riflettere su quanto potrebbe essere bella l’Africa senza tutto quel sangue che ogni giorno viene versato.

La seconda parte del film invece è incentrata di più sull'azione e sulle vicende vissute da Danny Archer, interpretato da un Di Caprio ormai maturato che risulta sempre più credibile ed adatto per interpretare ruoli come questo, un cinico ex-mercenario della Rhodesia (lo Zimbawe) che ora fa il lavoro sporco in Sierra Leone per le più grandi società diamantifere inglesi, e di Solomon Vandy, ovvero un Djimon Hounsou (“Amistad”, “The Island”) in stato di grazia, un pescatore che ha nascosto un grosso diamante dopo essere stato separato dalla moglie e dai figli. Le loro strade si incrociano e si vedono costretti a trovare un accordo forzato per cercare il diamante rosa, che per entrambi ha un significato solo: la libertà. Purtroppo per loro il diamante interessa anche ai rivoluzionari del RUF, che hanno come asso nella manica il figlio di Solomon, ormai militarizzato e ai mercenari ex-compagni di Danny; come unico aiuto potranno contare su una melodrammatica Jennifer Connelly (“C'era una volta in America”, “A Beautiful Mind”) che interpreta Maddy Bowen, una giornalista americana d’assalto, che vorrebbe portare a galla la verità, ma impotente può solo scattare qualche foto ad effetto per attirare un po’ l’attenzione dei media.

Con un finale più cinico e completamente amaro, sarebbe stato probabilmente un film migliore, ma anche in questo modo il suo obiettivo l’ha raggiunto, a giudicare dai commenti delle donne in sala a fine proiezione.

Comunque mi chiedo, visto che i due attori percorrono quasi tutto il film fianco a fianco e si direbbero quindi co-protagonisti, non si capisce bene perché Di Caprio è stato nominato all’Oscar come “Miglior Attore Protagonista” (cosa che avrebbe meritato molto di più per la sua parte in “The Departed”), mentre Hounsou ha ricevuto la nomination come “Attore Non Protagonista”… misteri della celebrità!

6 commenti:

Anonimo ha detto...

sai già ke sto film mi ha fatto schifo XD
cmq il tizio del mio lay è il giovane hannibal the cannibal *ç* XDDD pensavo avessi l'occhio allenato a riconoscere gli attori XD

Angelo ha detto...

Eh ricordo, spero almeno che questo non ti abbia portato a saltare a piè pari tutta la recensione. XD

Attore? quale attore? XD

Anonimo ha detto...

devo ancora vederlo, è sul pc da un bel pò, solo che non mi ispira tantissimo... la tua recensione non è proprio entusiastica, non saprei..

Anonimo ha detto...

Questo film è riuscito, senza troppi danni a parer mio, a legare le esigenze di Hollywood (incasso) con quelle dell'impegno civile (all'acqua di rose, ma c'è). Il risultato non è malvagio, anzi ... Ciao, Ale

Angelo ha detto...

@ Claudio: Ti assicuro che si tratta di un buon film, solo che se avesse avuto un finale meno "buonista" sarebbe stato migliore!

Old Whig ha detto...

Ciao Angel! Interessante la tua recensione...io non ho visto il film, ma me ne hanno parlato bene, apparte qualche leggera incongruenza e forzatura nella trama...
Passa da me che ho scritto un post su uno dei tanti conflitti dimenticati dell'Africa (e sul silenzio dei pacifinti al riguardo...)!